|  |   I RITORNI - Colle di Val d'Elsa 1926-1963  Marcello Salvatici   PRESENTAZIONE A nome dell’Associazione Culturale “Mino Maccari” ringrazio coloro che si sono 
        volontariamente prodigati nella composizione e nell’arricchimento della 
        pubblicazione.
 Ringrazio Laura Nocentini per la cura del testo e la presentazione dell’autore, 
        l’amico Meris Mezzedimi e Maria Paola Pampaloni per il loro contributo e Franca 
        Salvetti di cui il garbo e la gentilezza che le sono così congeniali emergono 
        dalla levità del ricordo.
 Bella, nel titolo del saggio di Laura Nocentini, la descrizione dell’autore:“poeta tra incanto e disillusione”. Anche perché tra l’illusione incantata e 
l’amarezza della disillusione c’è lo spazio da dove nasce la poesia ed il desiderio 
ardente di quelle anime elette che non possono sottrarsi dallo inseguire quella 
bellezza ideale che la realtà nasconde e ruba.
 Marcello Salvatici ama la scrittura che cesella minuziosamente, 
instancabilmente, fino a dare ad ogni parola, ad ogni nota un effetto evocativo. E’ uno scrivere colto che viene da appassionate letture. C’è il sapore dei classici 
e la macerazione della migliore letteratura decadente. Sente di Volterra “la 
rabbia di vento pei tetti” e ricorda D’Annunzio che la descriveva come “città di 
sasso e vento”. Ma nella contemplazione della morte che fa spesso capolino 
dalle sue pagine c’è più distaccata ironia ed intelligenza che decadente 
tormento.
 L’anima di Colle, per lui “che riesce a sentirla” è descritta senza indulgere al 
sentimentalismo con le note asciutte della lirica moderna. Colle gli parla con un 
linguaggio alto, cosmico, fino a diventare "tragica, un grappolo tremante di 
lumi e di cuori, sull’orlo dell’infinito”.
 I sentimenti e le cose si annunciano con poetica lentezza tra “brividi di 
commozione”. Anche il sole, di cui “non vede il faccione ma il riflesso vivido 
sugli spigoli e le cimase”, saluta il nuovo giorno con prudente leggerezza, come 
a non volere turbare bruscamente i sogni dell’anima, venuti dal sonno e 
dall’oscurità della notte.
 E leggendo Salvatici mi affiora un rammarico: non averlo conosciuto.
 Il Presidente
 Antonio Casagli
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